IL

NOSTRO

MANIFESTO

 

Siamo immersi in sistemi sociali sempre più articolati e complessi ma, al tempo stesso, sempre più fragili, vulnerabili, sempre più esposti a rotture, cambiamenti, effetti inattesi ed indesiderati che finiscono per produrre conseguenze inevitabili sulle nostre vite, sulle nostre famiglie, sui territori e sulle città in cui viviamo, sui luoghi in cui lavoriamo, sull’ambiente naturale che ci circonda e, non ultimo, sulle generazioni future.

Possiamo continuare a vedere la fragilità e la vulnerabilità come accidenti inevitabili e ineluttabili, come problemi connaturati alle nostre esistenze (tanto singole quanto associate) e, per questo, da accettare fatalisticamente oppure possiamo cominciare a considerarli come la chiave di volta, l’architrave intero su cui poggiare il disegno di un nuovo paradigma culturale.

E’ questo il momento in cui occorre affrontare tutte quelle situazioni di fragilità e di vulnerabilità che si stanno diffondendo sempre più nelle diverse articolazioni della vita tanto individuale quanto collettiva (rapporti sociali, quartieri, città, territori, sistema educativo, politico, economico e sociale) promuovendo una nuova visione di insieme che provi a far collaborare le idee, che metta in secondo piano l’affermazione delle individualità a favore della capacità di tessere relazioni a vantaggio del bene comune, che agisca come moltiplicatore di opportunità e che sia fondata sui meccanismi virtuosi della cura, del dono, della reciprocità, della gratuità.

Per queste ragioni crediamo sia giunto il momento di dar vita ad una rete informale che raccolga valori, idealità, esperienze, competenze e capacità progettuali di soggetti tra loro differenti ma che decidono comunemente di impegnarsi a concepire, elaborare e promuovere nuove forme di socialità, nuovi atteggiamenti e stili di vita personali e comunitari in grado di tradurre in realtà tangibili ed evidenti espressioni quali “bene comune”, “felicità pubblica”, “benessere collettivo”, “responsabilità sociale”, “economia civile”, “sussidiarietà”, “democrazia partecipata”, “amministrazione condivisa”.

Abbiamo scelto di identificare questa rete con l’espressione “Care For”-“Prendersi cura di” perchè:

– prendersi cura è quella “attività che include tutto ciò che facciamo per mantenere, continuare e riparare il nostro “mondo” in modo da poterci vivere nel modo migliore possibile” (cit. Fischer e Tronto);

– “prendersi cura” vuol dire confrontarsi continuamente con gli altri e con la realtà che ci circonda, accogliendone in toto le sfide, le difficoltà, le asperità, le delusioni ma anche le occasioni e le opportunità che ci offre;

– “prendersi cura” vuol dire decidere di investire nelle relazioni autentiche, nella fiducia tra le persone, in quel capitale sociale che è fondamentale per intraprendere la via di uno sviluppo di un comunità e di un territorio che sia realmente tale;

– “prendersi cura” vuol dire saper conciliare razionalità ed emotività, tensione ideale ed azione, responsabilità e misura, buon senso e sano realismo;

– “prendersi cura” vuol dire custodire per le generazioni future quella cultura materiale ed immateriale fatta di memoria familiare e collettiva della comunità in cui viviamo;

– “prendersi cura” vuol dire creatività e ricerca della bellezza;

– “prendersi cura” vuol dire farsi promotori di una cultura che sia realmente trasformativa e generativa;

– “prendersi cura” vuol dire educarsi ed educare al senso del limite e della misura, elementi indispensabili per l’esercizio dei diritti e non ostacoli alle libertà personali;

– “prendersi cura” vuol dire assumere un punto di vista differente sulla città, sui suoi tempi ed i suoi spazi, vuol dire affrontare la sfida della costruzione del progetto urbano e del governo del territorio anche attraverso un sapere collettivo che si è formato ed arricchito nei secoli e che non va disperso ma recuperato;

– “prendersi cura” vuol dire contrastare l’indifferenza civica promuovendo la partecipazione ed il protagonismo dei cittadini quali forme più alte ed evolute di “cura”.